Pettorruso (Università di Chieti): “Distanziometro, fasce orarie e limitazioni giochi, misure inefficaci. Lo testimoniano in uno studio giocatori patologici e medici”

Le misure attualmente previste dalla legge per ridurre il rischio di disturbi da gioco d’azzardo, come distanziometro e limitazioni sul numero di scommesse e fasce orarie, sono poco efficaci, per operatori sanitari e giocatori patologici che “concordano: oggi non ci sono misure sufficienti per fare in modo che una persona con un problema di dipendenza da gioco trovi sistemi che possano aiutarla ad autoescludersi. C’è una discrepanza tra quanto è ritenuto più o meno efficace, da chi non ha il problema rispetto a chi lo vive”, spiega Mauro Pettorruso, psichiatra e ricercatore presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, tra gli autori dello studio pilota ‘Preventive strategies in gambling disorder: a survey investigating the opinion of gamblers in the Lazio region’, coordinato dalla Società italiana di psichiatria (Sip) e recentemente pubblicato sulla rivista Evidence based Psychiatric Care Journal of the Italian Society of Psychiatry – come riporta Alleati per la Salute.

“Il risultato principale dello studio riguarda le differenze nella percezione del problema, da parte dei soggetti sani e dei patologici, su quelle che sono una serie di misure di contenimento e prevenzione del gioco d’azzardo patologico”, osserva lo psichiatra.


Tre questioni hanno evidenziato una certa differenza di opinione. La misura di limitare il numero di partite in un intervallo di tempo è inutile per il 61% dei giocatori patologici, contro il circa 40% dei non patologici e problematici. Anche sui limiti nell’orario di apertura delle sale da gioco si è vista una certa discrepanza tra i giocatori patologici che non ritengono efficace la misura (60%) rispetto a quasi il 50% degli altri due gruppi.

Particolarmente interessante il giudizio sul distanziometro: solo il 38% dei giocatori patologici giudica positivamente tale misura, contro invece il 50% degli altri giocatori. “Il distanziometro è una misura poco efficace per la maggioranza dei giocatori patologici e per un terzo dei medici. È invece reputata più efficace dalle persone che non hanno effettiva dipendenza da gioco, e questo rischia di avere un impatto paradossale. Le persone che hanno sviluppato una problematica di dipendenza, facendo ricorso alla propria esperienza personale, sembrano dirci che per loro non è la distanza fisica a limitare l’implacabile impulso al gioco (craving) dovuto alla dipendenza”, aggiunge Pettorruso.

“Per contrastare il problema della dipendenza da gioco d’azzardo è più efficace istituire il registro di autoesclusione, dare informazione sui rischi del gioco d’azzardo, ma anche limitarne la pubblicità oltre a proibire l’accesso alle sale da gioco ai minori di 18 anni, particolarmente fragili”, continua.

La proposta più auspicata riguarda la creazione di registri di esclusione che impediscono agli iscritti l’ingresso in luoghi dove si pratica il gioco. Altre possibili misure ritenute efficaci dai giocatori coinvolti nello studio, per prevenire la dipendenza, riguardano la revisione dei parametri di gioco dei dispositivi. cdn/AGIMEG